23 aprile 2009



25 Aprile: la foglia di fico della Sinistra

Il Consiglio dei Ministri, tenuto a l'Aquila il 23 Aprile scorso e presieduto da Berlusconi, ha approvato un decreto legge molto articolato in cui vengono prese importanti decisioni a favore della popolazione locale, che vanno dai vantaggi fiscali, al finanziamento diretto delle famiglie che devono ricostruire le proprie abitazioni distrutte dal sisma, all'esenzione dalle tasse universitarie per gli studenti, alla costruzione in cinque mesi di un centro residenziale che servirà, in prima battuta, come sistemazione, prima che arrivi l'inverno, delle famiglie che hanno avuto la distruzione della propria casa e che oggi sono sistemate nelle tende e, più avanti, man mano che la ricostruzione delle loro case sarà completata, diventerà un campus universitario. Per ultimo si è parlato anche dello spostamento del prossimo G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
Nella conferenza stampa, tenuta subito dopo la conclusione dei lavori del Consiglio dei Ministri, Berlusconi e Tremonti hanno spiegato, il senso delle decisioni prese, dove saranno prese le risorse per finanziare quanto deciso, fermo restando che si continuerà a non mettere le mani nelle tasche degli Italiani, e il perchè dello spostamento del G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
Insomma, materia abbondante per suscitare numerose domande da parte dei giornalisti presenti.
Infatti la prima domanda, fatta da un giornalista della redazione di “Ballarò”, al Presidente del Consiglio è stata:”Qual'è la sua opinione sul 25 Aprile?”.
Giustamente, Berlusconi ha risposto che non gli sembrava il momento per parlare del 25 Aprile.
Credo che questo episodio sia sintomatico della nevrosi che ha colpito la Sinistra, che non avendo più ideologie di riferimento, si aggrappa disperatamente all'unico riferimento che sente esserle rimasto: le radiose giornate della Resistenza.
Ogni volta che si trova in difficoltà e vede assottigliarsi le proprie fila, la Sinistra comincia a denunciare presunti attacchi alla democrazia, torna a parlare di “pregiudiziali antifasciste”, e pretende che tutti rendano omaggio alla Resistenza, una specie di religione di cui la Sinistra si è autoproclamata la grande sacerdotessa.
Su quello che è stata, effettivamente, la Resistenza dovrà pronunciarsi la Storia.
Sui massacri prevedibili, conoscendo le modalità della reazione tedesca, provocati dagli attentati partigiani, del tutto inutili sul piano militare, si dovrà pronunciare la Storia.
Sulle migliaia di omicidi perpetrati dopo la fine della guerra contro inermi cittadini, accusati di fascismo, c'è il segno indelebile lasciato in migliaia di famiglie, che non hanno dimenticato!
Oggi sappiamo che i cosiddetti “valori della Resistenza”(che poi altro non sono che i valori della democrazia e della libertà, comuni a buona parte del mondo occidentale) appartengono a tutto l'arco parlamentare. Non c'è un solo partito che non vi si riconosca!
E, allora? Che senso ha questo continuo richiamo alla Resistenza,che per molti è stata solo una sanguinosa guerra fratricida, che ha determinato lutti e odii, che non si sono ancora rimarginati? Ci lamentiamo sempre della contrapposizione eccessiva fra le parti politiche. E' questa la strada per aumentare la concordia fra gli Italiani? Lo chiedo al Presidente della Repubblica, che sembra abbia riscoperto la sua radice comunista e si è lanciato, sospettosamente, in accalorate commemorazioni della Resistenza, a 64 anni dalla Liberazione. Forse ha voluto alzare la palla per facilitare il tiro ai suoi ex compagni di partito in difficoltà?
Ma, caro Presidente, quando parla così, non Le viene mai in mente un'altra Resistenza, soffocata nel sangue dai carri armati sovietici? Ricorda? Sto parlando degli insorti di Budapest, che nel 1956 si ribellarono al regime comunista. Si ricorda le disperate richieste d'aiuto, lanciate via radio, e a cui gli occidentali non poterono dare risposta. Io in quei gioni ero in vacanza, nella mia tenda canadese, ascoltavo commosso le notizie tragiche che arrivavano e piangevo dalla rabbia.
Lei, invece, dirigente del PCI, componente del Comitato Centrale, non ebbe un attimo di esitazione nel giustificare l'intervento dei carri armati sovietici, con un lungo articolo sull'Unità.
Non si sente, caro Presidente, un po' ipocrita?

22 febbraio 2009

Luca era gay.....ora è con Lei !



Perchè Grillini, al festival di San Remo, se l'è presa tanto con Povia e la sua canzone? Perchè è stata giudicata una canzone discriminante gli omosessuali? Perchè ha trovato un'accoglienza fredda da parte dei giornalisti e da parte degli artisti? Possibile che nessuno di questi ha capito che nei versi di Povia non c'era alcuna forma di omofobia? Eppure quando tutti noi l'abbiamo ascoltata, l'abbiamo apprezzata e non vi abbiamo trovato nulla di scandaloso, anzi vi abbiamo trovato una storia sensibile e pregna di emozioni.
E allora? Perchè Grillini, presidente onorario dell'Argigay, si è agitato tanto?
E' presto detto. Perchè si parla di un omosessuale che “guarisce” e torna eterosessuale. E questo non è accettabile da Grillini e dalla lobby degli omosessuali, che portano avanti, da anni, una battaglia per far accettare, dalla società, l'idea che l'omosessualità non è un situazione patologica ma un fatto del tutto naturale. Gli scienziati non sono d'accordo su questo perchè, dicono, non è stato mai trovato un gene dell'omosessualità, piuttosto si riconosce che alla base dell'omosessualità c'è, sempre, una patologia psichica, scatenata da situazioni sofferte nell'infanzia. Proprio quello che ci racconta la canzone di Povia. (vedi quì)
Se così stanno le cose, si potrà pure chiedere di legalizzare in qualche forma le unioni omosessuali, certamente diventa più difficile chiedere, anche, la possibilità di adottare bambini, come già avviene in Spagna. Ecco perchè Grillini si è scaldato tanto!

21 febbraio 2009



A DIFESA DELLA COSTITUZIONE!
Forse è il caso di ricordare al nostro presidente Napolitano i seguenti articoli della Costituzione Italiana:
"Art. 89.
Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.
Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Art. 90.
Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri."

Da questi articoli si deduce ampiamente che la responsabilità degli atti di governo è SEMPRE del Governo. Il fatto che il Presidente abbia voluto rimarcarlo lo fa diventare un atto politico, che la Costituzione Italiana non prevede, se non nella forma di un messaggio alle Camere.
Siamo d'accordo con Fini che le Istituzioni vanno rispettate, ma non crede che si debba far notare alle Istituzioni, quando la fanno fuori dal vaso?

10 febbraio 2009



FACCE DI TOLLA

Hanno fatto di tutto per far morire di fame e di sete Eluana. Hanno, persino, strumentalizzato la Costituzione, per impedire che il Governo la salvasse dalla sentenza di morte, emessa da quella stessa magistratura sempre pronta a scarcerare i peggiori criminali . Poi, quando Eluana muore per la disidratazione improvvisa a cui è stata sottoposta e qualcuno grida che è stata ammazzata, rispondono che è sciacallaggio.

07 febbraio 2009


UNA BRUTTA IMPRESSIONE !

Si è proprio una brutta impressione quella che ho ricevuto quest'oggi nel vedere al tg1 il nostro Presidente Napolitano, che tranquillamente e gioiosamente partecipava all'inaugurazione, a Napoli, del Teatro S. Carlo, dopo una riuscita opera di restauro. Stasera è stata annunciata la partecipazione del Presidente al concerto inaugurale, diretto dal maestro Muti. Il mio pensiero è corso, naturalmente, alla povera Eluana, che a seguito della decisione di Napolitano di non firmare il decreto deciso dal governo, iniziava a morire di fame e di sete.
Io, al posto di Napolitano, dopo aver preso quella decisione, sarei rimasto chiuso al Quirinale per qualche giorno, evitando cerimonie.

06 febbraio 2009


FORMALISMO ASSASSINO!

Devono essere stati gli insulti minacciosi di Di Pietro a mettere fuori strada il nostro Presidente. Forse ha voluto dare prova a Di Pietro che non sta in silenzio. Anzi, questa volta, lo ha messo per iscritto. E ci dispiace perchè negli ultimi tempi Napolitano è stato veramente un Presidente molto equilibrato. Però questo intervento scritto che bocciava preventivamente una possibile decisione governativa per fermare l'omicidio di Eluana, ci è proprio sembrato non in linea con lo spirito costituzionale, che il capo dello Stato dovrebbe difendere. A parte il merito del problema, che comunque ci trova d'accordo con le argomentazioni di Berlusconi, la modalità dell'intervento del Presidente della Repubblica ha messo il Presidente del Consiglio difronte ad un'alternativa imbarazzante: non aderire alla volontà di Napolitano e provocare un conflitto istituzionale oppure aderire alla Sua volontà e sembrare un Presidente del Consiglio sotto tutela del Presidente della Repubblica.
E' impensabile che Napolitano ed i suoi consiglieri non abbiano valutato questa situazione, per cui l'hanno deliberatamente messa in atto contro Berlusconi.
E l'Uomo, giustamente, ha accettato la sfida. E gli italiani sono con lui, ancora una volta.

10 maggio 2008


Bravo Napolitano!

Devo ricredermi su Napolitano. Chi ha letto mie passate riflessioni sa che non sono mai stato tenero con questo ex comunista, che nel 1956 non esitò a prendere posizione in appoggio dei carri armati sovietici, intervenuti a soffocare nel sangue la rivolta ungherese.

Un comunista ortodosso, quindi, sempre allineato alle posizioni del Partito.

Non potevo accettare che questo ex comunista salisse al più alto grado istituzionale della Repubblica, votato solo dalla maggioranza risicata ottenuta da Prodi e dai nostalgici democristiani dell'UDC. La stessa maggioranza risicata, che aveva appena occupato altre due alte cariche istituzionali: la presidenza del Senato e la presidenza della Camera.

Il mio giudizio negativo si era rafforzato registrando la tiepidezza con cui ebbe ad affrontare il problema dei senatori a vita, quando questi con il proprio voto decisivo assicuravano la fiducia al governo, causando un vero e proprio vulnus alle regole democratiche e allo spirito della Costituzione, per cui il solo detentore del potere è il popolo e i suoi rappresentanti legittimati dal voto popolare.

La Democrazia è fatta di regole ma, ancor più, di comportamenti, ed i comportamenti di certi senatori a vita avrebbero dovuto essere censurati. Il Nostro censurò, invece, chi deprecava questi comportamenti, lontani da ogni etica democratica.

Ma oggi, 9 Maggio, giornata della memoria contro il terrorismo, Napolitano ha fatto un intervento memorabile. Napolitano, con parole ferme e chiare ha denunciato il fatto che i terroristi italiani, colpevoli di decine di omicidi, godettero di una colpevole( non sono le esatte parole di Napolitano ma il senso è proprio questo!) generosità da parte dello Stato. Dopodichè, invece di eclissarsi nell'ombra, questi figuri, oggi, sono diventati i protagonisti di tribune televisive, che oltre ad essere un vero e proprio insulto alle vittime di questi carnefici ed ai parenti delle vittime, rischiano di alimentare tarde ideologie comuniste.

Perchè è importante questo intervento di Napolitano? Di un ex comunista? Perchè quando si parla di terrorismo in Italia, parliamo di un fenomeno che non ha uguali in tutta Europa e che trova le sue origini nella nostra guerra civile, voluta e scatenata dal Partito Comunista Italiano per conquistare il potere, approfittando della sconfitta dell'Italia. Solo la presenza delle truppe anglo-americane non permise a Togliatti ed ai suoi accoliti, come sappiamo, di realizzare l'obiettivo.

Così, dopo il 25 Aprile, alle bande partigiane comuniste non restò che sfogare la loro rabbia andando a caccia dei fascisti o presunti tali o, comunque, di chi non si allineava al loro credo, rendendosi responsabili di una sanguinosa mattanza, che andava ad aggiungersi alle stragi compiute dagli ex alleati tedeschi per reazione difensiva agli inutili e proditori attentati dei partigiani comunisti.

Nel dopoguerra il PCI ha puntato molto sulla creazione del mito resistenziale, dove i comunisti si presentavano come i difensori della libertà e protagonisti indiscussi della sconfitta del nazi-fascismo, lasciando che una parte della propria base elettorale si sentisse defraudata di una mancata rivoluzione proletaria. Questo fu il terreno di coltura di movimenti, più o meno clandestini, che portarono, infine, alla nascita delle Brigate Rosse.

La nomenclatura comunista italiana anche quando, pressata dalla Storia, fu costretta ad abbandonare il termine 'comunista', non ha mai avuto il coraggio di fare un'analisi spregiudicata del comunismo italiano e di quelle che, eufemisticamente, vengono chiamate “zone d'ombra”, presenti nella “epopea resistenziale”.

Questo il motivo per cui se i terroristi erano “rossi”, erano compagni che sbagliavano e trovavano sempre il magistrato pronto a tirarli fuori; e, più generalmente, la letteratura, il cinema, la cultura in senso lato, trovavano sempre una giustificazione sociale al terrorismo di sinistra.

Oggi le affermazioni del Presidente Napolitano, che denuncia la colpevole generosità mostrata dallo Stato verso questi figuri, fanno presagire che i tempi sono maturi per un'analisi storica, più obiettiva, delle motivazioni e delle responsabilità di un dopoguerra durato troppo a lungo.



22 aprile 2008



25 Aprile.


Ci risiamo con le “mobilitazioni straordinarie del Paese”. Ci risiamo con i “gravi rischi per la tenuta del sistema democratico”. Dopo la sonora batosta elettorale le sinistre, da Veltroni a Rizzo, dimostrano che, ancora, non hanno capito niente. Ancora suonano vecchi spartiti. Ancora, con il 25 Aprile, sperano di rivivere le radiose giornate in cui i loro padri andavano a macellare, a guerra finita, chi non la pensava come loro e, quindi, era di intralcio per la conquista del potere.

Le Brigate Rosse, qualche anno più tardi, cercarono di finire il lavoro incompiuto dei padri !

Veltroni, con una gran faccia di tolla, ha addirittura accusato il centrodestra di fare una campagna d'odio, a fronte di una campagna elettorale della sinistra, allegra e festante.

Basta leggere L'Unità, Liberazione e il Manifesto per rendersi conto della serenità di giudizio di costoro, che l'odio sembra l'abbiano succhiato con il latte della madre.

Basta vedere Anno Zero dell'ineffabile Santoro per capire chi è imbevuto d'odio. Gli Italiani hanno dimostrato di non avere l'anello al naso, nonostante i pareri contrari espressi, con la bava alla bocca, dall'architetto Fuksas e dal politologo Sartori.

Gli Italiani vogliono voltare pagina e vogliono scegliere i politici che sono in grado di risolvere i loro problemi.

Il 25 Aprile è diventata, da subito, la festa di una fazione politica, quella comunista, che celebrava la vittoria anglo-americana come propria vittoria in una sanguinosa guerra fratricida, che essa stessa aveva scatenato, per trarre vantaggio dalla sconfitta nazionale e conquistare il potere. Una inutile guerra civile, che non ha portato nessun beneficio all'Italia sconfitta ma ha solo generato lutti e odii che, ancora, influenzano la vita politica italiana.

I tempi sono maturi per pensare, al posto del 25 Aprile, ad una giornata della concordia nazionale, lasciando che i conflitti di 60 anni fa diventino argomento degli storici, senza continuare ad avvelenare la vita politica odierna.


05 marzo 2008



Il tram chiamato Veltroni.


Per il PD i nodi cominciano a venire al pettine. Le scelte disinvolte di Veltroni, in tema di alleanze e di formazione delle liste, stanno procurando disorientamento nell'elettorato tradizionale del partito e veloce ripensamento negli ingenui, rimasti ammaliati dall'eloquio del grande affabulatore.

Prima, l'accordo con l'ex magistrato-poliziotto Di Pietro, che frenerebbe (in caso di una, per fortuna improbabile, vittoria) ogni tentativo di riforma in senso europeo della macchina giudiziaria italiana, a cominciare dalla separazione, ormai ineludibile, delle carriere fra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti.

Poi, nella frenetica ricerca di voti, è arrivato l'accordo con i Radicali e la promessa di riservare 9 seggi per loro, in Parlamento, a compensare la loro rinuncia al simbolo di partito e la confluenza nel PD. Un accordo che ha fatto venire il mal di pancia alla parte cattolica del PD e, di più, sta facendo smottare l'elettorato cattolico, ex Margherita, verso la formazione UDC-La Rosa Bianca di Casini. Ma non è finita. Il furbetto del quartierino ha tirato la patacca ai Radicali, piazzando i loro candidati in liste e posizioni niente affatto blindate e, pertanto, i nove seggi promessi sono del tutto teorici. Pannella ha accusato senza mezzi termini Veltroni di non avere mantenuto la parola data e, per protesta, ha iniziato lo sciopero della sete. Veltroni ha risposto che le liste del PD non possono essere considerate un tram per andare in Parlamento. Non ha chiarito, però, se lui l'avesse promesso o no, ai Radicali. Sono scemi loro, che hanno capito fischi per fiaschi o lui gli ha tirato il bidone?

Gli Italiani, ora, sono avvertiti: le promesse ed i programmi di questo signore hanno il valore della carta straccia.

Il PD è il Partito del Lavoro, afferma Veltroni, e per sottolinearlo fa entrare in lista un operaio della Thiessen, il cui solo merito è quello di essere l'unico superstite della tragedia dell'acciaieria di Torino, che ha commosso l'Italia intera. Chissà che non porti qualche voto? Pensa il nostro amico. Ma il PD è anche il Partito degli industriali e arruola Colaninno e Calearo. L'uno è il figlio di quell'esponente dei “capitani coraggiosi”, che dettero l'assalto alla Telecom, quando palazzo Chigi, occupato da D'Alema, era diventata la Banca d'Affari più importante d'Italia.

L'altro, dirigente della federmeccanica, considerato un falco degli imprenditori, l'altra sera a “Ballarò” ha fatto sbiancare il suo compagno(si può ancora dire?) di partito Letta, quando ha ringraziato Mastella per aver fatto cadere Prodi, e si è augurato che Visco non venisse ricandidato.

Calearo forse non sa che Prodi è il Presidente del partito, che lo sta candidando e che lo stesso Veltroni, fino all'altro ieri operava affinchè il governo Prodi durasse fino al 2010.

Non c'è che dire nel PD c'è un po' di confusione!







01 febbraio 2008



La forza dei fatti.


La campagna elettorale del 2006 arriva dopo un'opposizione senza quartiere che per cinque anni, ha sottoposto gli italiani ad una martellante propaganda antigovernativa. A cominciare dai fatti e misfatti del G8 di Genova, la piazza sindacale per l'articolo 18, i girotondi, gli scioperi dei magistrati, i cortei dei pacifisti o, meglio, dei pacifinti, il sistematico attacco di ogni legge o riforma fatta dal governo, dalla legge Biagi, alla riforma scolastica, dalla riforma Rai, alla legge sull'immigrazione, tutto declinato con violenza verbale e non solo: ricordate le ingiurie a Berlusconi e il cavalletto che lo raggiunse al capo ? Per non parlare dei continui allarmi per presunti pericoli per la democrazia.

Tutto questo e la lunga crisi economica internazionale, la più lunga del dopoguerra, e che aveva accompagnato fin dalla sua nascita, con la tragedia delle torri gemelle, il governo del centro-destra, aveva contribuito a creare nella popolazione uno stato d'animo di profondo pessimismo e di sfiducia.

Tutti scommettevano su una travolgente vittoria di Prodi, che era riuscito a mettere in piedi una coalizione antiberlusconi, con un dettagliato programma politico, in cui aveva messo d'accordo Mastella e Diliberto, Dini e Bertinotti, Di Pietro e Pecoraro Scanio. Un vero e proprio capolavoro politico! Alcuni pronostici davano l'Unione in vantaggio di circa 10 punti sulla CdL.

Nonostante questo, la vitalità politica di Berlusconi ebbe ragione di ogni pronostico. Anche della colpevole inerzia dei suoi alleati. Con un guizzo portentoso recuperò lo svantaggio iniziale e, senza il pasticcio di Tremaglia del voto degli italiani all'estero, avrebbe persino centrato l'obiettivo della vittoria.

Un tema centrale della campagna elettorale del centro-destra era stato la denuncia della estrema disomogeneità della coalizione di centro-sinistra, tenuta insieme solamente dall'antiberlusconismo e da un megaprogramma dove si poteva trovare tutto e il contrario di tutto: fatto ad arte perchè ogni partito vi potesse trovare le ragioni della partecipazione alla coalizione.

Prodi, per contro, assicurò gli italiani che avrebbe provveduto a renderli felici.

Presero 24.000 voti in più alla Camera e 350.000 voti in meno al Senato.

Della striminzita vittoria, che aveva il sapore della sconfitta, il centro-sinistra continua a dare la colpa alla legge elettorale ma la verità è che molti italiani non si fidarono di Prodi e alla fine preferirono ancora Berlusconi.

Tenuto conto dei gravi problemi del Paese e dell'oggettiva difficoltà che avrebbe incontrato chiunque a governare con una maggioranza risicata, qual'era quella uscita dalle urne, Berlusconi propose a Prodi un governo di larghe intese per affrontare le grandi riforme necessarie.

Ma Prodi rigettò arrogantemente l'offerta, affermando che la sua coalizione avrebbe governato per l'intera legislatura.

E l'Unione, imperterrita, senza tener in alcun conto che, in base ai numeri, la maggioranza degli italiani era con la CdL, occupò tutte le cariche istituzionali: presidenza del Senato e presidenza della Camera.

Per di più, poco dopo, alla scadenza del mandato di Ciampi, il centro-sinistra nominò presidente della repubblica, con i voti dell'Udc ma senza i voti di Forza Italia, AN e Lega, Giorgio Napolitano, vecchio dirigente del PCI e ora dei DS.

Avevano occupato le istituzioni, ma i voti al Senato erano comunque pochi. Ecco allora che ad ogni votazione di rilievo scattava la precettazione dei senatori a vita, cioè di ex presidenti della repubblica o personaggi nominati da questi e che, guarda caso, sono tutti agganciati in un modo o nell'altro al carrozzone del centro-sinistra, cosa che la dice lunga sulla “cupola”, affaristico-politico-culturale, che ci domina da anni.

La Costituzione Italiana è la sola al mondo che prevede l'istituto dei senatori a vita, recepito dal vecchio statuto monarchico. In una moderna democrazia è, ovviamente, inaccettabile dare un potere decisionale, in parlamento, a chi non ha avuto una legittima delega dal popolo, l'unico soggetto detentore della sovranità.

Questa anomalia della Costituzione Italiana dovrà essere corretta al più presto.

Prodi ha approfittato di questo, senza alcuna remora di natura etica e nonostante qualche timida osservazione di Napolitano, facendo approvare anche l'ultima legge finanziaria, con i voti determinanti di due senatori a vita. Questo è accaduto nell'indifferenza totale: nessun politico o giornalista ha osato denunciare il fatto che in ultima analisi, costituzione o non costituzione, la legge finanziaria era stata approvata nonostante il voto contrario del popolo italiano, rappresentato dai senatori eletti dal popolo.

Infine, inaspettatamente, dopo una lunga agonia, il colpo di grazia al governo lo ha dato Mastella.

Infatti proprio lui, che si era subito messo, scodinzolante, al sevizio dell'Associazione Nazionale Magistrati modificando, sotto dettatura di questa, la legge di riforma appena fatta da Berlusconi, è stato abbattuto dall'indagine di una scheggia impazzita(?) della magistratura, che ha messo agli arresti la moglie e un nutrito gruppo del suo partito, a seguito di un'indagine, che lo stesso vicepresidente del CSM ha giudicato anomala.

E questo, dopo che era stato fatto oggetto, per settimane, di una violenta campagna mediatica.

Se n'è andato, Mastella. Sbattendo la porta. E insieme con lui se ne sono andati 500.000 voti raccolti dal suo partito, nelle elezioni politiche.

Tenuto conto che alla Camera Prodi aveva vinto con 24.000 voti, questo significava che il premio di maggioranza conquistato era virtualmente decaduto. Ormai l'apparente maggioranza dei numeri, alla Camera, era un vero e proprio falso!

Qualsiasi uomo politico con un minimo di sensibilità delle istituzioni avrebbe capito che l'unica cosa da farsi era di andare di corsa dal presidente della repubblica e dare le dimissioni.

Invece l'uomo, di cui parliamo, ha preteso di andare a chiedere la fiducia in entrambe le camere.

Sensibilità verso le istituzioni, è stato detto. Solo arroganza di un burocrate, avvinghiato al potere, che si vedeva sfuggire la possibilità di nominare 600 managers di aziende pubbliche, che avrebbero significato un ulteriore rafforzamento del già grande potere tentacolare della “cupola” affaristico-politico-culturale, che fa capo al centro-sinistra.

Alla Camera con i deputati conquistati con il premio di maggioranza (che virtualmente sarebbero dovuti decadere con il passaggio all'opposizione dell'Udeur!) ha avuto la fiducia. Al Senato, pur giocandosi ancora una volta la carta dei senatori a vita, è stato bocciato. Irrimediabilmente.

Finalmente l'Italia si è liberata, speriamo per sempre, di questo nobiluomo della politica!

Ora attendiamo le decisioni di Napolitano. E che non siano troppo lente! Deve scusarci, il presidente, ma noi alla serenità di giudizio da parte di chi ha militato tutta una vita con una parte politica abbiamo difficoltà a credere.

Ci sentiamo di dire che comprendiamo la fretta del centro-destra e la diffidenza verso azioni tese a posticipare la data delle elezioni, qualsiasi sia il pretesto. Contro le manovre più o meno trasparenti di certi personaggi e di certi poteri, l'unica risposta, veramente democratica, è di restituire la sovranità al popolo.


25 gennaio 2008


LICENZIATO!


Prodi è stato licenziato! Il Senato della Repubblica, nonostante il voto favorevole di cinque senatori a vita, ha bocciato Prodi con 156 voti a 161. Finalmente viene cacciato chi ha fatto strame di qualsiasi sensibilità democratica, imponendo agli italiani una Legge Finanziaria approvata con il voto dei senatori a vita, ma bocciata dai senatori eletti dal popolo, gli unici depositari della sua sovranità.

Finalmente viene cacciato chi, all'indomani delle elezioni del 2006, in cui aveva prevalso alla Camera per soli 24000 voti e al Senato aveva avuto 300.000 voti in meno della CdL, ha arrogantemente preteso di governare da solo, rifiutando la mano tesa di Berlusconi, che gli proponeva un governo di larghe intese per risolvere insieme i problemi del Paese e, per giunta occupava tutte le cariche istituzionali: Presidenza della Repubblica, Presidenza del Senato, Presidenza della Camera.

Finalmente viene cacciato chi, dopo che un Partito della maggioranza, l'Udeur, ha ritirato il suo appoggio, pretendeva di continuare a governare, nonostante l'evidenza politica che questo fatto significasse il venir meno dei 500.000 voti presi dall'Udeur e che, quindi, la maggioranza non era più tale, né alla Camera né al Senato.

Ciò nonostante, l'arroganza fatta uomo ha preteso la conta dei voti al Senato, anche contro i suggerimenti del Presidente della Repubblica e quelli del sempre più disperato Veltroni.

Ora speriamo che questo tristo personaggio sia spazzato via, definitivamente, dalla scena politica italiana e che non torni mai più ad offendere la nostra vista.

Ora pensiamo all'enorme lavoro che il Centro Destra deve affrontare per rimediare ai guasti della Sinistra comunista, catto-comunista e ambientalista.

Si tratta di mettere giù le linee guida di un programma che guardi alle vere esigenze del Paese, e quindi di spiegarlo agli italiani, per ottenere il loro appoggio partecipativo, evitando ogni tentazione di ricorrere a facili slogan elettorali, che poi non possano tradursi in effettive azioni di governo.

Gli Italiani sono sufficientemente maturi e non vogliono più essere presi in giro!

L'altra sera Fini, a “Porta a Porta”, ha cominciato bene quando ha affermato di aver posto subito sul tappeto a Berlusconi la necessità di una moralizzazione della politica. Fini ha toccato un punto nevralgico dei mali italiani, che richiederà un'azione radicale e di non facile attuazione, ma che è ineludibile.

Un Paese che sta tirando la cinghia, e si vede sempre più povero, non accetta più finanze pubbliche allegre o politici inefficienti.

L'altro punto cruciale che deve essere inserito nel programma è la riforma della Giustizia, con questi obiettivi: certezza della pena, sentenze rapide e separazione delle carriere fra magistrati inquirenti e giudicanti. Per i magistrati inquirenti sarebbe opportuno prendere in considerazione di farne cariche elettive.

Altro punto che il Centro-Destra deve affrontare e portare a soluzione é quello di portare via dalle strade la prostituzione: sono anni che se ne parla ma non se ne fa mai niente! Bene è ora di fare qualcosa.

Il Centro-Destra ha una grande chance. Questa volta non deluda gli italiani!

15 gennaio 2008




Siamo pieni di “monnezza”

In questi giorni stiamo vivendo tutti la drammatica situazione in cui versa Napoli e buona parte della Campania, con le strade sommerse da migliaia di tonnellate di rifiuti, che non si sa dove portare.
La manifesta incapacità di un'intera classe dirigente, che negli anni non ha preso le decisioni che doveva prendere, ha portato ad una situazione, che è completamente sfuggita di mano e di cui ancora non conosciamo le possibili vie d'uscita.
Tutto questo è successo in una regione che da oltre dieci anni è amministrata dal centro sinistra e dove il capoluogo, Napoli e la maggioranza di tutti i comuni sono amministrati da giunte di centrosinistra.
L'attuale presidente della regione, Bassolino, è stato prima sindaco di Napoli, poi è stato eletto presidente della regione con oltre il 60% di voti. Credo proprio che, questa volta, i napoletani debbano avere qualche motivo di riflessione.
Fin dall'inizio Bassolino è stato il “deus ex machina” per l'attuazione dell'ottimo “Piano per la gestione dei rifiuti”, che il precedente presidente Rastrelli (di AN) aveva redatto insieme a Edo Ronchi e dove erano stati previsti, oltre alla raccolta differenziata, la costruzione di cinque termovalorizzatori.
Nessuno ci ha spiegato perchè il piano non è stato realizzato come era stato approvato, nonostante la spesa di circa dieci miliardi di euro in dieci anni, la creazione di un commissariato ad hoc e la costituzione di consorzi per effettuare la raccolta differenziata.
Speriamo che la magistratura campana fra una intercettazione di Berlusconi e l'altra, trovi anche il tempo di vedere queste quisquilie.
Una cosa è chiara a tutti gli italiani e cioè che chi ha governato in tutti questi dieci anni la Campania, dovrebbe avere, almeno, la dignità di farsi da parte.
Purtroppo, però, dobbiamo constatare che abbiamo a che fare oltre che con la monnezza per le strade anche con altra monnezza, quella rappresentata da uomini politici incapaci e senza dignità.
E la puzza della monnezza dilaga in tutta Italia e anche nell'Università: che altro sono del resto, se non monnezza quei professori universitari e studenti che hanno occupato il rettorato dell'Università “La Sapienza “ per negare la libertà di parola al Papa?
E questa monnezza, dobbiamo constatare, è tutta di Sinistra.
Meditate gente. Meditate.

21 dicembre 2007



Grazie Santoro!

Ieri sera ad “Anno Zero” gli Italiani hanno avuto l'ennesima dimostrazione che Berlusconi è un grand'uomo. Non era certo questa l'intenzione di Santoro ma, certo, è stato questo il risultato finale. Santoro ha fatto ascoltare le intercettazioni telefoniche del colloquio di Berlusconi con Saccà, direttore di Rai-Fiction, e ne è saltato fuori un Berlusconi cortesissimo e schivo che si scusa di disturbare l'amico, che di rimando oltre a fargli i complimenti per il seguito popolare, che aumenta di giorno in giorno, gli fa notare che è uno dei pochi che non gli chiedono mai favori. Saccà approfitta del colloquio con il cavaliere per sollecitarlo a parlare con i rappresentanti della CdL in seno al Consiglio d'Amministrazione RAI, affinchè mantengano un comportamento coerente e unitario. Berlusconi assicura che lo farà.
Lo scopo della telefonata, spiega quindi Berlusconi, è di dare seguito ad una richiesta di Bossi, che è ansioso di sapere che fine ha fatto la fiction su “Barbarossa” a cui il leader leghista tiene moltissimo. Saccà gli conferma che la fiction è già pronta e, quindi, può tranquillizzare Bossi. A questo punto Berlusconi chiede a Saccà il favore di “far ricevere” un paio di giovani attrici che, dice, gli sono state segnalate da un senatore del centrosinistra, che sta cercando di convincere a passare con l'opposizione e, pertanto, deve tenerselo buono.
E' questo il punto cruciale della conversazione su cui tutte le belle anime del centrosinistra si sono accanite, mostrando grande scandalo, per censurare il cavaliere ed accusarlo di tentativo di corruzione nei confronti dell'anonimo senatore.
Accusa del tutto risibile come del resto ha già accertato la Procura di Napoli, che ha archiviato velocemente il caso non prima, però, di aver diffuso “urbi et orbi” il testo delle intercettazioni e facendo così un gran favore ai curiali della sinistra, che se ne sono serviti per montare un polverone, che dovrebbe dimostrare la tesi che addita Berlusconi come il grande corruttore del costume politico italiano.
Raccomandare di “far ricevere” due attrici che dovranno, evidentemente, essere anche brave per poter lavorare, agli occhi dei giornalisti trinariciuti di “la Repubblica”, “L'Espresso” e di “Anno Zero” è eticamente molto più grave delle chiacchierate di D'Alema e Fassino con Consorte, che spiega loro le mosse illegali e dagli ampi risvolti penali, fatte da Unipol per tentare di appropriarsi di una Banca.
Quel che è più grave è che così la pensa anche il CSM, che ha aperto un procedimento disciplinare contro la Forleo, il GIP che stava cercando di utilizzare queste intercettazioni per poter dimostrare l'ipotesi di reato che si andava a configurare.
Questo assomiglia maledettamente ad un avvertimento di tipo mafioso: la casta di sinistra non si tocca!
Prenda nota Berlusconi ed il Popolo delle Libertà: la Giustizia in Italia va profondamente ristrutturata e certe cariche devono diventare elettive, come negli Stati Uniti e come è già nel programma della Lega.
Non è possibile lasciare influenzare la politica italiana a personaggi, che hanno un grande potere senza alcun vaglio popolare!

15 dicembre 2007

CHE DIFFERENZA C'E' FRA PRODI E PUTIN?

Il senatore di Forza Italia Gaetano Quagliariello afferma che esistono serie preoccupazioni sull’indipendenza di una parte del potere giudiziario e la sua sottomissione ad indebite interferenze politiche. Quagliarello spiega che nel giro di poche settimane si sono verificati tre episodi sconcertanti.

  1. Il capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro ha parlato in aula della corruzione di senatori, e puntuale è arrivata la velina della Procura di Napoli, che s’era mossa in tal senso;
  2. il sottosegretario alla difesa, Verzaschi, si è dimesso improvvisamente e tale gesto è stato insistentemente accompagnato dalle voci secondo le quali il suggerimento fosse arrivato da ambienti politici della maggioranza informati, dagli ambienti giudiziari, dell’imminente misura cautelare, che stava per essere presa nei suoi confronti;
  3. nonostante la decisione del Tar del Lazio fosse nota ormai da tempo, il verdetto sul ricorso del generale Speciale è arrivato soltanto in queste ore, circostanza da più parti ricondotta a pressioni da parte del governo sui magistrati amministrativi affinché tra la decisione sul caso Petroni (altra censura per il Governo!) e la decisione sul caso Speciale ci fosse un periodo di distanza, finalizzato a limitare l'impatto negativo sull'opinione pubblica.
"Chi pratica il garantismo, non a corrente alternata, sa che tre indizi non fanno una prova - conclude il senatore -. Ma di certo giustificano gravi preoccupazioni, che dovrebbero riguardare chiunque abbia a cuore lo stato di diritto, e che il ministro della Giustizia farebbe bene a fugare al più presto".

Io aggiungo che Quagliarello si è dimenticato almeno altri due recenti indizi, quello del PM De Magistris e quello del Gip Forleo; l'uno conduceva un'inchiesta complessa in cui erano saltati fuori i nomi di Mastella e Prodi, l'altra voleva andare a fondo sulle telefonate di D'Alema e Fassino, da cui saltava evidente un loro grande interesse all'acquisizione della BNL da parte dell'Unipol.

Sia De Magistris che la Forleo sono finiti sotto indagine del CSM e rischiano pesanti penalizzazioni.

Cinque indizi fanno, oppure no, una prova?

Inoltre comportamenti arroganti ed illegali come quelli di cui sono state vittime il generale Speciale e il prof. Petroni sono sintomatici di una classe politica, che ha perso completamente il senso della legalità e dello stato di diritto.


12 dicembre 2007




LA DISINFORMAZIONE ROSSA !


In merito alla notizia data con grande risalto da "la Repubblica" di una indagine(che se vera dovrebbe essere coperta dal segreto d'indagine!) da parte della procura di Napoli su Berlusconi, accusato di improbabili reati di corruzione, l'emerito presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ha rilasciato un commento da par suo:

«Oggi in Italia conviene colpire Silvio Berlusconi . Sotto questo aspetto, credo sia giusto parlare di un complotto ai danni del leader di Forza Italia».
«Il ministro della Giustizia - aggiunge l'ex capo dello Stato - ha l'obbligo di intervenire subito almeno con la stessa celerità con la quale lo ha fatto nel caso del Pm De Magistris, ed il presidente della Repubblica farebbe bene a tornare dalla sua
inutile gita negli Usa per svolgere qui, sempre che ne abbia la volontà ed i poteri, la sua funzione di garante della democrazia».
Non occorre aggiungere altro!

08 dicembre 2007


Quanto siamo caduti in basso!


L'emittente televisiva La7 ha sospeso il programma di Luttazzi “Decameron”, perchè ha offeso il giornalista Giuliano Ferrara, collaboratore della stessa emittente.

Sono veramente felice che finalmente si siano decisi ad eliminare un programma offensivo verso il buon gusto, prima ancora che verso persone o istituzioni. Dire che fosse un programma di satira è come confondere l'erotismo con la pornografia.

Mi sconcerta, invece, che La7 abbia deciso di sospendere questa sconcezza solo quando è stato offeso un suo giornalista e non quando è stata insultata la gerarchia cattolica e di conseguenza tutti i cattolici in Italia e nel mondo. In quel caso nessuno ha battuto ciglio, forse in nome di un errato concetto di laicità dello Stato.
Di questa licenza di poter sparare (solo metaforicamente, si spera!) sui cattolici si sono presto accorti tutti i comici da strapazzo, che infestano i nostri video, e che fanno a gara a chi osa di più sull'argomento, ansiosi di acquisire meriti laicisti presso il popolo progressista e la comunità gay, defraudata dei DICO.
Ovviamente si guardano bene dal fare oggetto della loro satira musulmani o mullah, perché la intelligentja di sinistra li censurerebbe in nome del rispetto dovuto ad altre culture e religioni, la stessa intelligentja che fa finta di niente quando, nei paesi musulmani, i gay sono allegramente impiccati.
Laicisti e dissacratori sì ma non fessi! Sanno bene che i seguaci di Allah non perdonano come i seguaci di Gesù Cristo.

20 novembre 2007


Caro Fini. Hai sbagliato tutto!
Fini è stato grande fino a Fiuggi. Il congresso di Fiuggi fu l'atto di fondazione di una Destra, che relegando esplicitamente il fascismo a fatto storico da sottoporre all'analisi degli storici, (cosa peraltro già implicita nello statuto del MSI, che non è mai stato un movimento neofascista) si proponeva di diventare un moderno partito conservatore che, nella tradizione della destra italiana, contenesse elementi di pensiero liberale, nazionale e sociale.Il documento uscito dal Congresso era chiaro e pregnante di obiettivi. Quanto è successo dopo non è stato all'altezza di quel documento: la classe dirigente si è dimostrata inadeguata a trasformare quegli indirizzi in azioni politiche e di governo.In particolare l'esperienza di governo, per Alleanza Nazionale è stata disastrosa. Per bene che si voglia qualificare è stata ininfluente: non si ricordano battaglie di spessore che AN abbia portato avanti e che l'abbiano caratterizzata in modo particolare. AN si è “omogeneizzata” nella coalizione ed è scomparsa. Salvo qualche, incomprensibile, bizza di Fini per guadagnare qualche posto di prestigio nella compagine governativa.


Il Partito intanto era lasciato allo sfascio. Accanto alla struttura ereditata dal MSI, delle “sezioni di partito”, ora trasformate in “circoli territoriali”, Fini si era inventato i cosiddetti “circoli ambientali”.Questi avrebbero dovuto essere costituiti in particolari ambienti, come un'azienda, un ospedale, un'associazione di professionisti, di commercianti e via dicendo. Questo in teoria. In pratica diventarono lo strumento per portare le correnti di partito sul territorio: ogni corrente o meglio ogni capo corrente se non era d'accordo con la linea del locale circolo territoriale si creava il proprio circolo ambientale. Vere e proprie bande che specialmente in periodo elettorale, davano il meglio di se stesse, con la guerra dei manifesti rivolta non contro i partiti avversari, ma contro i capi corrente concorrenti. Sarebbe stato sufficiente fare osservare lo statuto che regolamentava i circoli ambientali per reprimere ogni abuso, ma né Fini ne alcun altro dirigente di AN è stato in grado o ha voluto farlo, nonostante le richieste ed il malcontento montante della base.

Poi c'è stato l'episodio del viaggio in Israele di Fini e l'infelice frase sul “fascismo male assoluto”.Lo sappiamo che il senso della frase di Fini non voleva giudicare il fascismo nel suo complesso ma solo limitatamente alle leggi razziali. Ma la stampa lo generalizzò e Fini non fece molto per chiarire il suo pensiero. Non era opportuno per i suoi obiettivi personali. Ma i tanti “fascisti immaginari”, tanto bene descritti da Luciano Lanna nel suo libro, lontani mille miglia da ogni forma di antisemitismo e di razzismo, si ritrovarono improvvisamente senza radici ideali, quegli stessi ideali che infiammavano D'Annunzio, Gentile, Pound e che, almeno fino al 1938, convincevano la stragrande maggioranza degli italiani, e che portarono migliaia di giovani ad arruolarsi, con entusiasmo, nella R.S.I., suscitando l'ammirazione del gen. Eisenhower e che, con il loro sacrificio, ci riscattarono dalla vergogna nazionale dell'8 Settembre.


Il disimpegno dalla campagna elettorale delle ultime elezioni politiche dove Berlusconi, dato ormai per spacciato, fu lasciato solo a contrastare la coalizione di centrosinistra è stata un'altra perla di Fini insieme al suo compare Casini.

E' di questi giorni la polemica di Fini contro Berlusconi, reo di aver partecipato all'assemblea costituente di “La Destra”, la formazione politica fondata da Storace, Buontempo e Musumeci e a cui ha aderito anche la Santanchè.

Fini deve polemizzare solo con se stesso. Una diversa gestione del Partito, un pò di arroganza in meno e qualche congresso in più, avrebbero evitato questa secessione, che sta provocando ad AN una grave emorragia di militanti e di eletti.


Oggi, dopo la trionfale adesione di popolo per la raccolta di firme contro il governo Prodi, Berlusconi annuncia il superamento della CDL e una nuova formazione politica in cui si scioglierà Forza Italia e a cui potranno aderire tutti quelli che vogliono partecipare alla creazione di un nuovo soggetto che rappresenti tutto il popolo di centrodestra.

Fini prontamente e arrogantemente risponde che AN non è interessata.

Credo che, ancora una volta, Berlusconi sia un passo avanti rispetto a tutti. Infatti questi "parrucconi della politica" non hanno capito che lui non si sta rivolgendo ai Partiti, si sta rivolgendo alla gente, quella gente incazzata che nelle adunate organizzate da Grillo nel "V.DAY" ha messo paura a tanti politici, e di cui ora si sono già dimenticati.

Berlusconi non ha dimenticato!

25 ottobre 2007


Sceneggiate Napolitane.
Napolitano, un giorno sì e l'altro pure, continua ad auspicare una tregua fra maggioranza ed opposizione, per trovare un accordo che porti ad una nuova legge elettorale ed a riforme costituzionali, che consentano un migliore funzionamento delle istituzioni. Prodi fa il controcanto mostrando meraviglia che possano esserci in Parlamento forze che non sono d'accordo con Napolitano. E' una sceneggiata disgustosa che Berlusconi, Fini e Bossi hanno bloccato evidenziando la impossibilità a trattare con una maggioranza debole, divisa ed arrogante nello stesso tempo.
Napolitano e Prodi che, presumo, non siano degli alieni venuti dallo spazio, ma che abbiano vissuto le vicende politiche italiane degli ultimi anni, forse ricorderanno che uno dei punti qualificanti del governo Berlusconi era, per l'appunto, la riforma costituzionale, che doveva portare a quei risultati oggi ritenuti indispensabili dal centrosinistra.
Così ricorderanno anche la vergognosa campagna di disinformazione fatta dal centrosinistra, allora all'opposizione, per spingere i cittadini a bocciare con il referendum la riforma costituzionale, approvata dal Parlamento e che andava a dare le risposte, che oggi ci vengono riproposte dallo stesso centrosinistra. Ricordiamo l'ineffabile Ciampi, allora presidente della repubblica, che interveniva, un giorno sì l'altro pure, come ora Napolitano ma, al contrario, per difendere lo “statu quo” costituzionale e far apparire le riforme proposte dal centrodestra come un attentato alla democrazia e alla libertà.
Tutti i santuari della Sinistra, dalla corporazione degli insegnanti a quella dei magistrati, furono mobilitati per difendere la Costituzione minacciata, così si diceva, dalle riforme del centrodestra. Ricordo un volantino distribuito dai professori agli studenti in cui, citando Piero Calamandrei, uno dei padri della nostra Costituzione, si sottolineava l'importanza dei valori e dei diritti enunciati nella prima parte della stessa, evitando di dire che quella parte non era toccata dalla riforma, che si limitava, invece, solo alla seconda parte dedicata alla forma dello Stato.
Un vero e proprio inganno subdolo e ancora più odioso perchè portato avanti, nella scuola pubblica, da chi avrebbe dovuto insegnare ai nostri ragazzi verità ed etica e invece si comportava come un politicante di terza fila.
Così avvenne che i cittadini disorientati ed impauriti, al referendum, decretarono la bocciatura della riforma del centrodestra, con grande e miope esultanza del centrosinistra.
Dov'era Napolitano? Che faceva nel suo studio di senatore a vita a palazzo Madama? Perchè non spiegava ai suoi correligionari ex PCI, allora DS, oggi PD, che la riforma serviva al Paese, prima che a Berlusconi?
No. Non ricordo nessun intervento da parte di Napolitano!
Le riforme, in Italia, si fanno solo quando lo dice la Sinistra. Anzi, solo quando la Sinistra è al governo. In caso contrario sono riforme liberticide!
Quando governa il centrosinistra tutti devono collaborare al bene del Paese, ma quando governa il centrodestra è lecito sparare a palle incatenate contro ogni riforma fatta da questo.
Caro Napolitano, mi consenta, ridia la parola al popolo sciogliendo il Parlamento e indicendo elezioni anticipate, così i riformisti del centrosinistra potranno, con la sua benedizione, collaborare con il nuovo governo di centrodestra per fare, insieme, le riforme.

12 ottobre 2007

12 Ottobre 2007

Rita Levi Montalcini. Santa subito!
Napolitano, il Presidente della Repubblica di metà del popolo italiano, ha perso un'altra occasione per stare zitto. Napolitano, l'ex gerarca del Partito Comunista Italiano, che auspicò e approvò l'intervento dei carri armati sovietici, che soffocarono nel sangue la rivolta degli Ungheresi contro il tirannico governo comunista, si permette di dare lezioni di etica democratica agli altri.

Il senatore Storace è stato pesantemente redarguito da Napolitano per aver osato ironizzare sull'aiutino dato, in una delle ultime votazioni al Senato, da Rita Levi Montalcini al moribondo governo Prodi, che se l'è cavata solo per merito di due senatori a vita, per l'appunto la Montalcini ed il cocainomane ex democristiano Colombo.
Rita Levi Montalcini, dice Napolitano nel suo intervento odierno, è una grande scienziata che con il suo premio Nobel ha dato prestigio alla Nazione, pertanto deve godere del massimo rispetto da parte di tutti. Santa subito!
Ma che vogliamo scherzare? Caro Napolitano, la Montalcini sarà pure una grande scienziata, avrà pur preso il premio Nobel, l'avrete pure fatta senatrice a vita, ma quando la Montalcini fa politica si deve prendere, quando è il caso, i vaffanculo come tutti gli altri politici.
E dico di più. Se qualcuno si deve sentire offeso da quanto accaduto, non è la senatrice ma tutti quei cittadini italiani che vedono reso inutile il loro voto democratico, per effetto del voto di senatori non eletti da loro, ma nominati da Presidenti della Repubblica di parte. Se questi senatori a vita possedessero l'etica che si ritiene debbano avere i grandi personaggi, capirebbero la necessità etica di astenersi dal votare in tutte le occasioni in cui il loro voto è determinante, appunto perchè il loro voto rappresenta solo se stessi e si trovano in quel posto solo per un grossolano errore dei costituenti. Evidentemente l'etica, loro, non sanno neanche dove sta di casa e andrebbero cacciati da lì a calci nel culo.
Un Presidente della Repubblica, degno di questo incarico e con la necessaria sensibilità democratica, si sentirebbe in dovere di fare un appello in questo senso ai senatori a vita, almeno per limitare il danno alla democrazia fino alla auspicabile prossima modifica della Costituzione.

28 luglio 2007





BRAVO FINI!

Questa volta ha colto nel segno. E' vero, il centrodestra, oggi, ha il vento in poppa ma più per demerito della sinistra che non per proprio merito. Le sconfitte elettorali devono servire per riordinare le fila, per fare una seria analisi di cosa è stato fatto bene e di cosa poteva essere fatto meglio e, quindi, mettere a punto la strategia e le linee guida del programma futuro.
E' ora di finirla di denunciare la confusione del governo Prodi, il tracollo dei suoi consensi, in contrapposizione ai sondaggi favorevoli al centrodestra: ormai la richiesta di dimissioni di Prodi fatta un giorno si e l'altro pure comunicando quanti italiani voterebbero oggi per il centrodestra è diventata una comica berlusconiana. Inutile e ridicola! I sondaggi, fatti più accuratamente, direbbero che gli italiani, oggi, voterebbero sì centrodestra, in grande maggioranza, ma solo per disperazione, senza alcun entusiasmo.
Berlusconi è stato il padre del centrodestra e sembrava volesse diventare il fondatore del partito unico del centrodestra, di un moderno partito conservatore italiano. Poi si è bloccato. Oggi non si parla neanche di federazione del centrodestra.
Quindi, bene ha fatto Fini a denunciare ,in occasione dell'Assemblea Nazionale di AN, questa assoluta mancanza di strategia politica.
Ma questa denuncia non deve essere fatta solo nell'ambito di una riunione di partito, ma deve diventare il “leit motif “di un'azione politica di Fini e Alleanza Nazionale su tutto il territorio avendo come target il popolo di centrodestra.
Fini e Alleanza Nazionale si devono prendere la leadership del centrodestra, prendendo posizioni autonome e originali su ogni problema, avendole prima discusse e adottate al loro interno.
Ricordiamoci che sono le minoranze che fanno la storia. Ma minoranze preparate e decise.
Fini prenda esempio da Sarkozy, che ha saputo differenziarsi da Chirac, avendo il coraggio delle proprie idee, anche quando queste erano in forte contrasto con il grosso personaggio politico qual'era Chirac e, anche, quando queste non erano “politicamente corrette”. E i francesi hanno premiato questo coraggio e questa certezza di avere le idee giuste per i problemi dei cittadini.
Gli italiani non sono stufi della politica, sono stufi dei politici di lungo corso, che hanno fatto della politica una carriera come un'altra, barcamenandosi fra una polemichetta e l'altra, evitando di prendere posizioni decise se, solo, un po' rischiose per le proprie fortune politiche.
Un politico deve avere, soprattutto, delle idee, deve saperle trasmettere ai cittadini e deve mettersi in gioco con tutto se stesso per realizzarle. Se fallisce, passa la mano e va a fare qualcos'altro, non può rimanere al suo posto fino alla pensione.


17 luglio 2007

17 Luglio 2007

Rampelli scrive a Storace
Di seguito riporto la lettera aperta, pubblicata sul "Messaggero" del 14 luglio scorso, che Fabio Rampelli, deputato di AN, scrive al senatore Storace, recentemente uscito dal Partito, giudicato poco di destra.

Mi trovo completamente d'accordo con il contenuto della lettera anche se sono convinto che l'uscita di Storace da AN è una gravissima perdita per il Partito, ritenendolo politico di grande capacità, che molto potrebbe dare al rinnovamento della Destra e del Paese. D'altra parte il senso di frustrazione che è alla base del suo gesto è diffuso nella base degli attivisti di Partito. La direzione di marcia che Fini ha dato al Partito è sostanzialmente giusta, ma va maggiormente condivisa con la base, che vuole essere rassicurata che il Partito non solo non perderà i suoi valori fondanti, ma li porterà a corredo anche nel futuro Partito della Libertà. Fra questi valori, basilari e qualificanti, due sono a denominazione di questo sito, Etica e Tradizione.

E a proposito di Etica vorrei dare un suggerimento al senatore Storace: di selezionare con maggior rigore gli "amici", anche quelli capaci di portare tanti voti, anzi particolarmente quelli.

Io, e con me tanti altri, mi vergogno di essere nello stesso partito di certi personaggi, che si dicono a lui molto vicini. I voti portati non possono essere il lavacro per comportamenti inaccettabili dal punto di vista morale ed etico. Lo dobbiamo agli italiani e ancor più a chi per certi ideali ha sacrificato la vita, avendo avuto il coraggio di stare e lottare dalla parte più difficile, nella guerra civile e dopo. Noi non possiamo permetterlo!



LETTERA APERTA DI RAMPELLI A STORACE


14 Luglio 2007


Caro Storace,

se una persona con la tua storia esibisce un “bisogno di destra” penso debba essere considerata, così ho rivisto un pezzo della strada percorsa insieme e mi sono saliti alla gola alcuni quesiti… E' stato di destra aver chiamato a far parte della Giunta regionale da te presieduta l'allora consigliere del Cdu Giulio Gargano, contro le indicazioni del suo partito dell'epoca e promuoverlo poi assessore ai trasporti e lavori pubblici, conferendogli enorme credibilità? E' stato di destra, conoscendo il suo girovagare da un partito all'altro, farlo entrare in An? E' stato di destra imporre alla tua maggioranza di votarlo capogruppo subito dopo le elezioni, pochi mesi prima che fosse condannato? E' stato di destra annullare tutti i tuoi impegni elettorali nelle elezioni politiche del 2001 perché Fini aveva designato nel collegio al Senato di Frosinone, un candidato diverso da quello che volevi tu? E' stato di destra, sul tema della democrazia interna, pretendere il deferimento di tre dirigenti rei di aver chiesto con una lettera aperta ai militanti di poter discutere negli organi preposti l’opportunità della Lista Storace? Quando avevi il potere di costruire un partito partecipato nel Lazio ci siamo trovati prigionieri delle oligarchie… perché oggi che ti accingi a fondarne uno nuovo le regole dovrebbero essere diverse? E' stato di destra sottrarre con la Lista Storace ad An buona parte di quel 7% di consensi raggiunti e dei 5 consiglieri regionali espressi, salvo poi constatare che uno solo è rimasto al suo posto mentre quattro hanno cambiato partito? E' stato di destra negare spesso meritocrazia e capacità di raccogliere il consenso perseguendo troppe volte logiche di potere e di corrente? E' stato di destra andare a fare il Ministro della Salute in seguito alla sconfitta, dopo l'accanimento con il quale accusasti Badaloni di tradire il mandato dei cittadini perché non rimase a fare il capo dell'opposizione e dopo che in campagna elettorale avevi giurato il contrario? E' stato di destra recriminare sull’approvazione della mozione contro la faziosità dei libri di testo scolastici, salvo cavalcarla mediaticamente e non dargli, come era nel tuo mandato, il seguito che tutti aspettavano? E' stato di destra attaccare costantemente Berlusconi e Fini facendo somigliare noi e la coalizione ai nostri litigiosissimi avversari, salvo ora riscoprire il valore del Cavaliere? Come mai questa improvvisa conversione? E’ di destra farsi eleggere senatore con An per poi fuoriuscirne senza dimettersi da Palazzo Madama, come se il seggio fosse proprietà privata e non degli elettori di An? E' di destra appropriarsi della fiaccola della Giovane Italia, del Fronte della Gioventù e di Azione Giovani adottandola come simbolo del tuo nuovo partito, dimostrando disprezzo per tutto ciò che rappresenta? Nessuno ha mai strumentalizzato - nella dialettica con An – quell’immagine. Ricordi, gioie e sofferenze si celano dietro di essa, insieme all’ingenuità e alla spensieratezza di decine di migliaia di ragazzi che hanno il diritto di essere lasciati in pace. La risposta alla tua battuta riportata su un’intervista, caro Francesco, è sì. Sì, avresti dovuto metterci un’auto blu al posto della fiaccola come simbolo di questo nuovo partito, perché il numero di auto blu che la Regione Lazio ha avuto sotto il tuo Governatorato è stato davvero eccessivo. Mi permetto di farti presente che non è obbligatorio usarne (la vicepresidente della Camera Giorgia Meloni, alla quale ti rivolgi con insolita scortesia, ha scelto - diversamente da te - di non utilizzare questo ‘privilegio’ e ha scelto anche di non fare di questa abitudine propaganda). Le nostre sedi, i nostri comizi sono stati trasformati in quel periodo in luoghi circondati da quelle auto blu che dici di disprezzare, con stuolo di autisti, segretari e guardie del corpo. Mi avete fatto vergognare di essere di destra. Non hai avuto la responsabilità esclusiva di quella ‘degenerazione’, te lo riconosco, ma una concorrente responsabilità oggettiva. Sono argomenti che conosci, che ho provato a sottoporti già in passato quando momenti indimenticabili mi hanno dato la sensazione che, di lì a poco, avremmo cambiato il mondo. Non è andata così, purtroppo. Hai rappresentato per tanti una speranza e poi una delusione, ma questo non significa nulla perché nella storia delle persone e dei popoli niente è immobile, come ha dimostrato la tua irresistibile ascesa. Se sei davvero quel militante che affermi, rinuncia alla ribalta e ai fuochi d’artificio, sforzati di fare autocritica (è l’altra faccia della verità) e sarai accolto a braccia aperte nella comune famiglia che dici di voler abbandonare. Perché la persona che sta mollando gli ormeggi non è Francesco Storace, il caterpillar, il comunicatore, il ‘piccolo principe’ (appesantito da un po’ di pancia), ma la caricatura del Governatore. Lascia quel ricordo al suo destino, insieme all’autoritarismo, e torna ciò che sei stato, un esuberante e generoso ragazzo di destra. L’esperienza trascorsa ti renderebbe praticamente invulnerabile. Sono stato duro, lo so, ma capisci che era insopportabile per molti di noi farsi dare “lezioni di destra”. Le mie sferzate erano e restano quelle di chi non vuole assistere a una nostra vittoria senza di te. Sarebbe una mezza sconfitta… Pensaci.

Fabio Rampelli


14 luglio 2007



14 luglio 2007

Democrazia all'amatriciana


I senatori a vita hanno colpito ancora! Nel corso dell'ultima settimana politica, il Governo si è salvato due volte, al Senato, per il voto dei senatori a vita. Sulla istituzione dei senatori a vita e sulle sue prerogative ho già espresso, in note precedenti, il mio pensiero: è un istituto anacronistico che va, semplicemente, abolito! Il potere legislativo deve essere nelle mani, solo, dei rappresentanti del popolo, cioè eletti dai cittadini. Questa si chiama “democrazia” cioè, etimologicamente, “governo del popolo”.
E' veramente sorprendente vedere la Sinistra, che più di ogni altra parte politica si riempie la bocca del termine “democratico”, usato a proposito e a sproposito per aggettivare qualsiasi propria iniziativa o attività, non riconoscere l'inaccettabilità, dal punto di vista “democratico”, della situazione che si è creata nel Senato della Repubblica.
E' altresì sorprendente che i senatori a vita, che dovrebbero, in primis, sentire la propria responsabilità nei confronti delle istituzioni piuttosto che dei Partiti, non vedano l'immoralità del loro comportamento, nei confronti dei cittadini elettori.
Giustamente Fini ha commentato : “Con il loro voto, costituzionalmente legittimo, ma politicamente immorale, il presidente Scalfaro e i senatori a vita si sono assunti la responsabilità di alimentare il crescente disprezzo per le istituzioni. Perchè un governo che non si dimette anche se non ha una maggioranza politica, è un insulto per la democrazia”.
Ho perso il commento di Veltroni, futuro leader del Partito (sedicente) Democratico.

22 giugno 2007


22 Giugno 2007
I Sindacati non vogliono la calcolatrice.
Il ministro dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa, nel corso della trattativa in corso fra governo e sindacati, alle richieste eccessive di quest'ultimi ha cercato di porre un limite.
“Due miliardi e mezzo è il limite” dice il ministro “oltre cui non possiamo andare. Da marzo” aggiunge il ministro” c'è stato un peggioramento imprevisto della spesa; colpa del contratto del pubblico impiego e della sanità.”
Queste parole non sono per niente piaciute al segretario della CGIL, Epifani, che ha commentato: “se si vuole affrontare la previdenza con la calcolatrice non va bene, non va proprio bene: noi non trattiamo con la calcolatrice, perchè dietro ai numeri ci sono sempre i problemi, le persone.”
A me fanno ricordare altre parole, altre parole d'ordine di questi superpotenti sindacati italiani, quando affermavano che il salario dei lavoratori era una “variabile indipendente”, e quindi non poteva sottostare a ragionamenti di bilancio aziendale.
A questi signori dello sciopero, cioè di un'abietta forma di ricatto sociale e politico, e a partiti che a destra e a sinistra, sono sempre stati succubi dei sindacati, dobbiamo l'accumulo di un debito pubblico, che oggi è la palla al piede dell'economia italiana.
E, anche in questa occasione, la spunteranno loro e il surplus finanziario dovuto alle maggiori entrate dipendenti dalla ripresa economica delle nostre aziende, sarà sperperato in mille rivoli per accontentare l'apparato sindacal-burocratico che governa questo paese, e non per ripianare il debito pubblico (come ci chiede l'Europa!) e favorire così un generale sviluppo del Paese.

22 Giugno 2007
Non hai argomenti ? Dagli del “fascista”!
“Sono senza parole per l' ultima uscita di Montezemolo: attacca il Governo e l' Opposizione, e passi. Ma sono invece inaccettabili le parole sul sindacato che difende i fannulloni. Quella di Montezemolo e' una svolta reazionaria che inquieta e che fa temere un nuovo fascismo. Sono parole gravissime. I suoi associati farebbero bene a chiederne le dimissioni”. Si legge nel messaggio di solidarieta' che il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie, senatore Gianfranco Rotondi, ha inviato a tutti i leader dei sindacati italiani dopo l'attacco subìto da parte del presidente di Confindustria Montezemolo. “Non si puo' attaccare il Governo, insultare l' opposizione e demonizzare il sindacato - ha concluso Rotondi - Sono concetti intrinsecamente fascisti”.
Penso che il senatore Rotondi avesse alzato un po' il gomito prima di scrivere quello che ha scritto.
E chi lo dice che non si possano attaccare, simultaneamente, governo, opposizione e sindacati?
Montezemolo ha avuto il coraggio di dire esattamente quello che una grande maggioranza di italiani pensa: di avere un governo incapace, un' Opposizione senza idee e dei sindacati corporativi, con troppo potere di interdizione nei confronti dei politici. In Europa, solo in Italia i sindacati hanno tanto potere. E ne vediamo i risultati!
E, ancora, ricordiamoci che se oggi abbiamo un debito pubblico che, in interessi, assorbe le risorse necessarie a fare gli investimenti che ci servirebbero per lo sviluppo, lo dobbiamo ai governi dissennati del centrosinistra degli anni settanta, incapaci di resistere alle arroganti richieste sindacali, che furono fermate solo dalla marcia dei quarantamila di Torino.
E' ora che Berlusconi faccia un passo indietro! Ha avuto la sua chance! Fini e Casini li abbiamo già pesati durante il governo del centrodestra e nelle ultime elezioni. Spariscano! Il popolo del Centrodestra ha già trovato un nuovo leader!

02 giugno 2007




Questa volta hanno proprio esagerato!

Dopo la pubblicazione dei verbali d'interrogatorio del generale Roberto Speciale, comandante della Guardia di Finanza e la testimonianza resa da altri due Ufficiali, la “pratica” Visco era diventata rischiosa ed imbarazzante per il Governo. Il viceministro era accusato dal Generale di avergli imposto, anche con minacce di non meglio specificate conseguenze, il trasferimento di alcuni Ufficiali, responsabili a Milano di importanti indagini, fra cui quella riguardante il tentativo di scalata della BNL da parte della Unipol, la società assicurativa legata ai Democratici di Sinistra.
Non credo che siano necessarie molte parole per sottolineare la gravità dell'episodio né che occorra una particolare sensibilità per capire il vulnus portato alla legalità democratica ed istituzionale.
Visco avrebbe dovuto dimettersi immediatamente, senza nascondersi dietro il paravento, offertogli tempestivamente dal Procuratore Generale di Milano, che dichiarava di non aver trovato nell'episodio alcun reato(!?). Reato o non reato il problema politico ed etico rimane incontrovertibile!
O il Generale dice la verità e allora Visco si dimette o il Generale mente spudoratamente e allora il Governo lo deve denunciare e radiare dalla Guardia di Finanza. Tertium non datur.
Ieri, 1° Giugno, a ridosso della riunione del Senato indetta per mercoledì prossimo, con all'ordine del giorno la discussione del caso, il governo si è riunito d'urgenza e ha deciso di ritirare la delega sulla Guardia di Finanza a Visco e, contestualmente, ha dimissionato il generale Speciale. Quindi alla fine della storia è stata premiata l'arroganza di Visco, che resta a far danni al suo posto ed è stato punito il Generale reo di essersi opposto all'arroganza politica ed aver difeso la dignità della Guardia di Finanza. Una decisione, questa, più grave del pur gravissimo fatto che doveva risolvere. Un Governo, quindi, che dimostra una assoluta assenza di etica e senso delle Istituzioni, e che ha come unico obiettivo quello di conservare il potere ad ogni costo, anche a quello della propria dignità.
L'Opposizione di Centrodestra con un comunicato congiunto a firma di Berlusconi, Fini, Bossi e Cesa ha denunciato il gravissimo atto del Governo e ha preannunciato una durissima azione di contrasto.
E' il minimo che mi aspetto dall'Opposizione.
Ora il Centrodestra senta, ancora più forte, la responsabilità e l'impegno verso i cittadini di mandare a casa, il più presto possibile, questa banda di incapaci e di mentitori professionisti, che sta demolendo la credibilità delle Istituzioni e sta portando alla rovina materiale e morale il Paese.
Mi aspetto che l'ineffabile Presidente della Repubblica, che con ragione si preoccupa dello scadimento della politica, trovi il coraggio istituzionale per intervenire decisamente contro questo ulteriore episodio di malcostume politico, che certamente aumenta il senso di disagio verso la politica dei cittadini italiani.

25 marzo 2007


Lo spirito dell'8 Settembre.


Così hanno scritto.


Il comandante supremo delle Forze USA nello scacchiere europeo
EISENHOWER
nel suo "Diario di Guerra."
"La resa dell'Italia fu uno SPORCO AFFARE. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma L'ITALIA E' LA SOLA AD AVER PERDUTO QUESTA GUERRA CON DISONORE, SALVATO SOLO IN PARTE DAL SACRIFICIO DEI COMBATTENTI DELLA R.S.I."

Il Generale ALEXANDER, ne: " Le armate alleate in Italia"
"...ilfatto è che il Governo italiano decise di capitolare non perchè si vide incapace di offrire ulteriore resistenza, ma PERCHE' ERA VENUTO, COME IN PASSATO, IL MOMENTO DI SALTARE DALLA PARTE DEL VINCITORE..."

Da "Le memorie del MARESCIALLO MONTGOMERY", comandante dell'8a armata britannica:
"...il VOLTAFACCIA ITALIANO dell'otto Settembre FU IL PIU' GRANDE TRADIMENTO DELLA STORIA..."

Ed ancora dal "Taccuino segreto di W. CHURCHILL", primo ministro inglese:
"...SOLO DOPO LA DEFEZIONE ITALIANA NOI ABBIAMO POTUTO RAGGIUNGERE LA VITTORIA..."

Ed ancora da "Storia della diplomazia di POTEMKIN", ambasciatore sovietico a Roma:
" ...L'Italia fu fedele al suo carattere di SCIACALLO INTERNAZIONALE, sempre in cerca di COMPENSO PER I SUOI TRADIMENTI..."

Da un articolo di fondo apparso tempo fa sul WASHINGTON POST, autorevole giornale americano:
"...CHE ALLEATO SARA' L'ITALIA IN CASO DI UNA GUERRA? QUALI GARANZIE CI SONO CHE L'ITALIA, LA QUALE HA CAMBIATO SCHIERAMENTO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE DI QUESTO SECOLO, NON FARA' ALTRETTANTO?".



Quello che sta succedendo in Afghanistan non ci deve meravigliare. Lo spirito dell'8 Settembre è più che mai presente. La maggioranza che ci governa è l'espressione dei diretti eredi spirituali e culturali di quelli che propugnarono il vergognoso voltafaccia nella seconda guerra mondiale.

Dopo aver chiesto a Karzay di rimetterci la propria faccia con il suo popolo, e aver delegato "Emergency" a trattare con i tagliagole talebani, sottostando alla richiesta dell'ineffabile Strada di "tener fuori dalle palle i nostri Servizi", il ministro degli esteri, D'Alema, ha la sfrontatezza di affermare che lui non ha trattato con i talebani.

Siamo proprio alla politica dei "vu' cumprà". C'è di che vergognarsi di essere italiani o, perlomeno, di essere rappresentati sulla scena internazionale da certi personaggi.


Un'altra riflessione. Ma di cosa si sentiva di dover gioire Mastrogiacomo, quando scendeva le scalette dell'aereo, che lo aveva riportato in Italia? Forse era la gioia straripante per essere stato causa della decapitazione del suo autista? Forse era gioioso per l'aborto subito dalla

moglie dell'autista, alla notizia della morte del marito? O, forse, era felice per la liberazione di cinque tagliagole che, probabilmente domani, procureranno la morte ad altri afghani o, magari, a nostri soldati? Non lo sappiamo, ed il nostro "grande" quotidiano "la Repubblica", distribuito gratuitamente in tutte le scuole di ogni ordine e grado, difficilmente ce lo spiegherà.